Violenza di genere: riflessioni psicosociali
- Daniela Raffa
- 7 mar 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 17 ott 2022
“Se nascerai uomo non dovrai temere d’essere violentato nel buio di una strada. Non dovrai servirti di un bel viso per essere accettato al primo sguardo, di un bel corpo per nascondere la tua intelligenza. Non subirai giudizi malvagi quando dormirai con chi ti piace’’. Nonostante siano passati più di quaranta anni da quando Oriana Fallaci scrisse queste parole esse risultano, purtroppo, profondamente attuali. I casi di violenza perpetrata ai danni del genere femminile continuano ad essere decisamente numerosi. I femminicidi, soprattutto in ambito intrafamiliare, dilagano e anche stupri e maltrattamenti sembrano essere all’ordine del giorno. Come scritto, per altre ragioni, nell’articolo “Così non va bene, lui è troppo felice”: Origini e insidie dell’invidia patologica, le estremizzazioni con cui, in alcune condizioni, un fenomeno si manifesta possono darci delle indicazioni concernenti la potenziale portata e pericolosità di esso. La violenza di genere affonda le proprie radici nella disparità di diritti e nella sottomissione delle donne nella società patriarcale e se è vero che una buona fetta di popolazione aborrisce davanti a forme di violenza manifesta lo è altrettanto che anche all’interno di essa stereotipi e pregiudizi sono duri da sradicare. Ritengo conditio sine qua non per un miglioramento, almeno parziale, della situazione, l’acquisizione della consapevolezza che la violenza non vada identificata solo con l’omicidio, lo stupro, il maltrattamento fisico…violenza è l’utilizzo di qualsiasi azione volta ad impaurire o a fare del male. Violenza, pertanto, può essere sottrarre a una donna del denaro, oggetti personali di valore economico e/o affettivo, ostacolarla nelle relazioni interpersonali, lederne le scelte religiose, mettere in atto continui tentativi di coinvolgimento sessuale, umiliarla in maniera esplicita o sottile, diffondere materiale concernente la sua sfera intima, limitarne, in qualsiasi modo, la libertà etc. etc. La violenza psicologica è presente in tutte le forme citate e, sebbene meno evidente di quella fisica, può lasciare segni altrettanto indelebili. Ritengo fondamentale lavorare sulla prevenzione del fenomeno, agendo a vari livelli. Nell’ormai notissimo caso di Terrazza Sentimento la vittima di stupro è andata, in qualche modo, incontro a vittimizzazione secondaria in quanto una parte dell’opinione pubblica, pur non assolvendo in toto l’aggressore, ha ritenuto imprudente il comportamento della ragazza, considerandola in un certo senso corresponsabile. Sono convinta che niente possa giustificare uno stupro: il concetto della circolarità, nel quale credo fermamente, non va applicato in maniera universale e indiscriminata, altrimenti si rischierebbe di “chiudere un occhio” anche sui peggiori misfatti. Credo però che sarebbe importante agire a livello preventivo, portando avanti dei progetti mirati a far discernere alle ragazze (e non solo) situazioni potenzialmente rischiose, come ad esempio essere “invitate” a lasciare il cellulare all’ingresso prima di entrare in casa altrui. Ribadisco che comunque in nessun caso l’assunzione di comportamenti non troppo prudenti da parte della vittima dovrebbe fungere da attenuante per l’aggressore. Parimenti, non credo debbano essere giustificate neanche forme meno “esasperate” di violenza, piuttosto dovremmo preoccuparci delle insidie celate in esse. Il retaggio della cultura maschilista è più presente di quanto non traspaia, quasi persistesse la velata convinzione, della quale a mio parere spesso non è pienamente consapevole neanche chi l’ha interiorizzata, che l’uomo sia almeno un gradino superiore. Il fatto che detti come “Ama l’omu to cu u viziu so” vengano ancora utilizzati sembra confermare questa ipotesi, non mi risulta ne esistano altrettanto ”clementi” nei confronti delle donne. Un lavoro di prevenzione rispetto alla violenza di genere andrebbe svolto, quindi, anche portando avanti iniziative mirate a sradicare stereotipi e pregiudizi di cui accennavo sopra, a partire dall’abolizione di alcune espressioni linguistiche poco felici, fino ad arrivare ad un maggiore inserimento della donna nel mondo del lavoro. La vera parità è stata raggiunta solo in parte…sta a noi continuare a lottare verso piccoli-grandi traguardi.
Daniela Raffa
(Psicologa- Psicoterapeuta)
Bibliografia
Fallaci O. (1975) Lettera a un bambino mai nato, Rizzoli
Sitografia
http://www.nuovomaschile.org/risorse-ed-eventi/articoli/cose-la-violenza/
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