Le spine dei veli invisibili
- Daniela Raffa
- 2 ott 2022
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 17 ott 2022
La drammatica fine di Mahsa Amini e di Hadis Najafi lascia in molte di noi una gamma di sensazioni che vanno dall’incredulità all’impotenza: stentiamo a credere che nel 2022 si possa andare incontro ad una morte così crudele e, fermo restando che nulla potrebbe giustificare l’accaduto, pensare al motivo sottostante arreca uno sgomento ancora maggiore. Sembrerebbe tutto lontano anni luce dalla nostra società e dalla nostra cultura, sembreremmo fortunate a vivere in un Paese la cui Costituzione si fonda soprattutto sulla Libertà, insomma, se non fosse per lo spirito di solidarietà che ci lega alle defunte ed alle loro concittadine la cosa sembrerebbe non riguardarci più di tanto…sembrerebbe, appunto. Ritengo che la situazione sia più complessa: sicuramente (e direi fortunatamente) un accostamento tra le due realtà non è neanche lontanamente pensabile, ma se nell’articolo Violenza di genere: riflessioni psicosociali riflettevo sul fatto che il retaggio della cultura maschilista fosse ancora presente nella nostra società ,oggi, pur sperando in smentite, mi imbatto in frequenti conferme di ciò , sia a livello macro che a livello (apparentemente) micro. Solo per citare alcuni esempi:
· Il 27 luglio 2022 il Senato respinge un emendamento nel quale si chiedeva la parità di genere e, cosa forse peggiore, già mesi prima di quella data si assiste a commenti sarcastici sull’ argomento da chi si improvvisa difensore della Lingua Italiana (in realtà spesso profondamente “oltraggiata”) e a squallide offese perpetrate anche nei confronti di chi, con grande spirito di coerenza , affianca la battaglia linguistica a tante altre portate avanti al fine di migliorare la condizione della donna (e non solo)
· Troppe volte (e anche una sola sarebbe troppo) abusi e maltrattamenti nei confronti della donna vengono giustificati accusando la stessa di avere provocato l’aggressore
· Madri che Elena Rosci definirebbe “acrobate” per la capacità di organizzare impegni di lavoro e famiglia si trovano nella condizione di doversi giustificare con chicchessia per il tempo "sottratto" ai figli
· Donne che desidererebbero profondamente diventare madri si trovano a scontrarsi con datori di lavoro che in maniera velata minacciano ritorsioni in caso di gravidanze; di contro, a donne che non nutrono questo desiderio o almeno non in maniera così intensa da farlo diventare una priorità, vengono spesso richieste spiegazioni anche da gente estranea su qualcosa che in realtà atterrebbe al sacrosanto perimetro dei fatti loro
· Viene ancora utilizzata l’espressione “Fai l’uomo” che potrebbe avere il significato di un invito ad assumersi le responsabilità, ma troppo spesso ne assume uno diverso, correlato al riservarsi l’ultima parola nelle decisioni della famiglia
Alla luce di tutto ciò, la mia impressione è che si tenti, talora purtroppo con successo, di inserire veli invisibili anche sui nostri volti, fenomeno che se non adeguatamente attenzionato rischia di ledere la nostra libertà di scelta; solo la consapevolezza di esso potrà renderci promotrici di un reale cambiamento e, soprattutto, scongiurare un ritorno al passato del quale qualche nostalgico sembra aver dimenticato gli aspetti estremamente negativi.
Daniela Raffa
(Psicologa- Psicoterapeuta)
Bibliografia
Volpato C. (2022) Psicosociologia del maschilismo, Ed. Laterza
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