Lo Psicologo non fa la morale!
- Daniela Raffa
- 30 ago 2022
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 16 ott 2022
Ho letto di recente e con interesse un articolo in cui è spiegato in maniera chiara quanto “fare la morale” possa rappresentare una forma di violenza psicologica, in quanto si tenta di imporre una serie di valori tramite la disapprovazione e la riprovazione. Concordo, in particolare su due concetti:
Ø Spesso purtroppo alcune persone tendono ad elargire consigli spiccioli e non richiesti e, a tal proposito ,aggiungo che potrebbe dipendere dall’enorme difficoltà a discostarsi dal proprio punto di vista (un saggio detto recita “Una cosa è pensare di essere sul giusto cammino, un’altra è che il tuo sia l’unico cammino”)
Ø La propria moralità si dimostra proprio rispettando le scelte, l’individualità e l’integrità altrui
Tuttavia, a un certo punto della lettura una frase mi ha lasciato perplessa in quanto insito in essa un accostamento, che ritengo, potrebbe prestarsi a fraintendimenti:” Chi si avvale di un atteggiamento di questo tipo si considera moralmente superiore perché è capo, psicologo, sacerdote o semplicemente perché ha abilità verbali maggiori degli altri”.
Ritengo che ci sia una differenza abissale tra queste tre figure citate e, fermo restando che atteggiamenti accusatori e moralistici non dovrebbero essere assunti da nessuna di esse, vorrei soffermarmi sui doveri dello Psicologo al riguardo.
L’Articolo 4 del Codice Deontologico degli Psicologi Italiani prevede esplicitamente che lo Psicologo rispetti il diritto all’autonomia e all’autodeterminazione dei suoi pazienti, astenendosi dall’imporre il proprio sistema di valori.
Pertanto, se è vero che la morale “fatta” dal conoscente il quale, forse credendosi detentore della verità assoluta, pretende di intrufolarsi nella vita altrui risulta fastidiosa e decisamente inopportuna, se è vero che il “Capo” dovrebbe cercare di esercitare una leadership autorevole anziché puntare il dito, se è vero che il Sacerdote dovrebbe rappresentare una Guida Spirituale che infonde serenità e non timore, è ancor più vero che lo Psicologo DEVE sospendere ogni forma di giudizio e, proprio perché esercita questa Professione, NON E’ autorizzato a “fare la morale”. In un post relativamente recente ho spiegato che gli Psicologi e in particolare gli Psicoterapeuti non possono prendere in carico persone con cui intrattengono relazioni significative anche perché ciò rischierebbe di non rendere il paziente libero di esprimersi a 360 gradi. Libertà è una parola chiave nel rapporto terapeuta- paziente, in quanto noi terapeuti accogliamo quanto “portato” in seduta. Alla frase “Dottoressa, devo raccontarle una cosa, ma per favore non mi giudichi” ho sempre risposto e continuerò a rispondere che la stanza (reale o virtuale) di Terapia non è certamente l’aula di un Tribunale.
Sitografia
https://www.psy.it/codice-deontologico-degli-psicologi-italiani
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