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“Ho volato per un po’ ”: l’elaborazione di un lutto tra le note musicali

  • Immagine del redattore: Daniela Raffa
    Daniela Raffa
  • 13 dic 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 16 ott 2022

L’elaborazione del lutto è un processo complesso e influenzato da una serie di variabili; il cosiddetto lutto risolto è l’esito di un percorso travagliato che si articola tra salite e discese. Il modello a cinque fasi stilato da Elisabeth Kübler Ross nel 1970, oltre a consentire di comprendere le dinamiche mentali più frequenti che si innescano nelle persone che a un certo punto della loro vita si trovano ad affrontare una prognosi infausta, è valido anche per quanto riguarda l’elaborazione del lutto sia esso inteso in senso tradizionale, quindi correlato alla morte di una persona a noi cara, che in senso lato, quindi, ad esempio, concernente esperienze di separazione (soprattutto se vissuta come subita) da persone che hanno rivestito un’importanza significativa nella nostra vita oppure riguardante danni reali o percepiti della nostra immagine sociale. Le fasi di cui sopra sono negazione, rabbia, contrattazione, depressione e accettazione, ma non è scontato che seguano quest’ordine: esse possono ripresentarsi più volte e non sempre con la stessa intensità in quanto connesse ad emozioni che, come tali, non sono vincolate a regole rigide, ma affiorano, svaniscono, talora si sovrappongono. Il brano di Maria Carola Giardina Ho volato per un po' ben descrive il guazzabuglio di emozioni collegato ad una perdita rilevante, nel caso specifico direi “alla più rilevante”: la relazione che riveste maggiore importanza per un bambino infatti è (salvo eccezioni derivanti da situazioni particolari) quella che instaura con la propria madre già a partire dagli ultimi mesi in grembo attraverso il timbro della voce, il battito del cuore materno, il contatto biochimico con il cibo ingerito dalla genitrice. “Sembrava tutto possibile, sembrava tutto chiaro, eri con me… dormivo stretta al tuo cuore, ascoltavo il tuo respiro e non contava più niente, avevo te” canta Maria Carola sintetizzando in poche, ma esaustive e toccanti parole la peculiarità, l’unicità, la centralità della relazione: da bambina si fidava e si affidava, il suo mondo era la mamma che percepiva al di sopra di ogni cosa, un po’ come l’Antigone di Sofocle che descriveva la sua nutrice “più forte della febbre, più forte dell’incubo, più forte dell’ombra dell’armadio che sogghigna e si trasforma sul muro”. Più significativa è stata la relazione, maggiore sarà la sofferenza sperimentata, più difficoltoso il processo di accettazione. “Senza piume, senza ali, senza terra sotto i piedi, posso dire posso urlare ho volato per un po' per raggiungerti sfiorarti, anche solo intravederti fra le nuvole”: in questa frase è racchiuso un mondo in quanto da essa sembrano evincersi la presenza dell’informazione a livello razionale, ma, al contempo, la difficoltà concernente la consapevolezza emotiva… il verbo volare rimanda inoltre alla gioia provata quando la madre era in vita, ma anche al volo inteso come necessità di rifugiarsi tra i ricordi per tentare di intravederla tra le nuvole dopo la morte. Sembrano essere presenti, quindi un mix di rabbia, contrattazione, depressione (intesa non in senso diagnostico classico, ma come fase reattiva al lutto) che non assumono carattere statico, ma appunto, dinamico. La parte finale del brano arreca con sé un messaggio di speranza, in quanto correlata all’accettazione dell’accaduto, accettazione che non esclude la presenza di rabbia e tristezza, ma ne attenua la pervasività. Si arriva a questa fase se la perdita non viene più sperimentata solo come tale, ma anche come acquisizione: viene infatti ricostruita una nuova relazione interiorizzata che si basa su un diverso assetto del lavoro sinergico tra memoria ed emotività e che in alcuni casi può dare alla persona la possibilità di realizzare le proprie potenzialità trasformando parte del dolore in energia. Non è casuale il fatto che il titolo originario della canzone, Anche senza te, sia stato sostituito da Ho volato per un po': una volta interiorizzata la relazione, infatti, non c’è un senza. “Adesso sento che sei qui, adesso sento che è così, ti sento addosso, tu mi resti addosso così”… Mamma Adriana, anche se in modo diverso, è CON Maria Carola… anche e forse soprattutto tra le note musicali.


Daniela Raffa

(Psicologa - Psicoterapeuta)


Bibliografia

Kübler-Ross, E. (1969) On Death and Dying. Macmillan, New York NY.

 
 
 

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